Archivio per la categoria ‘Miscellanea’

Eugenia caryophyllata L.

Il loro nome non tragga in inganno. Come molti già sapranno, infatti, i chiodi di garofano nulla hanno a che vedere con il ben noto fiore, il garofano comune (Dianthus caryophyllus) simbolo di promessa di matrimonio, pegno d’amore e della Passione di Gesù.

I chiodi di garofano derivano invece dai boccioli fiorali, raccolti ed essiccati, dell’Eugenia caryophyllata (sin. Syzygium aromaticum, Caryophyllus aromaticus,Eugenia caryophyllus), albero sempreverde appartenente alla vasta famiglia delle Myrtaceae. Originario delle Molucche e diffuso spontaneamente nelle Isole Reunion, Antille, Madagascar e in Indonesia, oggi viene coltivato in molte aree tropicali: Antille, Africa orientale, Cina e Zanzibar, l’isola africana “delle spezie” e maggior produttrice mondiale per la quale rappresenta la migliore risorsa economica.

Fiori di Eugenia caryophyllata

Alto 10-15 m mostra una chioma tondeggiante, foglie ovato-lanceolate, opposte, di color rossastro da giovani che diventano con il passare del tempo di una tonalità verde scuro; viste in trasparenza mostrano numerosi puntini traslucidi, ricchi di olio essenziale. I fiori sono riuniti in corimbi ad ombrello: da un lungo calice rosso acceso sboccia un fiorellino bianco, dall’aspetto piumoso; ai fiori seguono piccole bacche rossastre. Una volta essiccati i singoli fiori assumono una forma che ricorda vagamente quella di un garofano, da qui il nome della famosa spezia. Ogni singolo chiodo di garofano è formato dal lungo calice gamosepalo, formato da 4 sepali e da 4 petali ancora chiusi che formano la parte tonda centrale. La prima raccolta dei bocci (che viene effettuata a mano in tarda estate ed in inverno) si ha dopo 6-8 anni dalla piantagione dell’albero, che poi produrra’ circa 34 chili di prodotto essiccato all’anno.

Boccioli essiccati

I boccioli essiccati hanno colore bruno e consistenza legnosa, si utilizzano interi, oppure vengono macinati, preferibilmente appena prima dell’utilizzo, per evitare la dispersione degli oli aromatici: emanano infatti un profumo forte, dolce e fiorito, con una punta di pepato e di “caldo”, mentre il gusto può ricordare quello degli infusi di carcadè. Ricordiamo ancora che i chiodi di garofano non vanno confusi col pepe garofanato, altrimenti noto come pimento, altra spezia ricavata dai frutti essiccati della Pimenta dioica, albero sempreverde, anch’esso della famiglia delle Myrtaceae e originario della Jamaica, importato da Cristoforo Colombo in Spagna pensando che fosse pepe.

Molto diffusi in Oriente i chiodi di garofano erano già utilizzati nella Cina di 2200 anni fa per le loro proprietà medicamentose. Il Meyers, antico segretario della legazione britannica a Pechino, potè assodare come essi fossero già citati da diversi scrittori cinesi, alcuni secoli prima di Cristo. Lo stesso riferì come gli ufficiali della corte usassero masticare alcuni chiodi di garofano prima di presentarsi al loro sovrano, affinchè il loro alito fosse gradevole. I cinesi chiamavano queste spezie col nome di “spezie a lingue di uccelli”, mentre oggi il loro nome volgare “Ting-hiang” vuol dire chiodi-profumo o chiodi-spezie. La medicina moderna ha confermato la validità di questa tradizione utilizzandone l’essenza nei disinfettanti orali.

In Occidente tracce di questa spezia risalenti al XVIII secolo a. C. sono state ritrovate in Siria, ma le sue proprietà farmacologiche e aromatiche vennero ignorate a lungo da greci e latini. Sembra che furono gli Arabi nel IV sec. ad introdurla, esaltandone il valore e la provenienza mitologica ed è del VI sec. la prima testimonianza archeologica, rinvenuta in Alsazia, in una tomba contenete una piccola scatola d’oro racchiudente due chiodi di garofano. Il mito di questa spezia crebbe con il tempo, come il loro valore: nel Medioevo veniva consigliata per combattere dolori frequenti e comuni, come il mal di testa o il mal di denti, e una manciata di chiodi di garofano poteva valere anche mezzo bue o un montone.

In Europa arrivò tramite la “via dell’incenso” e Dante ne dà una preziosa testimonianza, condannando il comportamento scialacquatore di un ricco senese del Duecento:

“… e Niccolò che la costuma ricca
del garofano prima discoperse
nell’orto dove tal seme s’appicca;
e tra ‘ne la brigata in che disperse”

(Inf. XXIX, 127-129)

Guido Cavalcanti e la brigata godereccia, miniatura del XV secolo

I versi si riferiscono ad un gruppo di dodici ricchi senesi, tra i quali Niccolò (da alcuni identificato con Niccolò dei Salimbeni) che saputo essere prossima la fine del mondo decisero di godersi la vita affrettandosi a spendere il molto denaro posseduto. Furono soprannominati la Brigata spendereccia (o godereccia) e il nome di Niccolò venne legato ai chiodi di garofano che avrebbe fatto importare dall’Oriente per aromatizzare la selvaggina. Secondo l’interpretazione del Landino, commentatore quattrocentesco, il giovane senese fece addirittura arrostire la carne non su legno ma su brace di chiodi di garofano per mandare in fumo una cifre astronomica.
Nel Medioevo si faceva uso di un qualche tipo di chiodi di garofano, chiamati gariofili, anche per scopi terapeutici. La Scuola Medica Salernitana li valutava una vera e propria panacea, efficace per combattere la fatica mentale o la perdita di memoria. Si credeva addirittura che le arance nelle quali fossero stati conficcati dei chiodi di garofano proteggessero dalla peste e a tale scopo, a Napoli, si preparavano pastiglie con questa spezia. (Fonte: www.taccuinistorici.it)

A tal proposito merita di essere ricordata la curiosa vicenda legata al cosiddetto Olio dei Ladruncoli.

Correva l’anno 1413 e la peste bubbonica imperversava in Europa. Quattro ladri furono catturati e accusati di rubare ai morti e alle vittime moribonde. Durante il processo il magistrato offrì loro la clemenza se avessero rivelato come avessero fatto a resistere all’infezione, mentre realizzavano atti così spaventosi. I quattro raccontarono allora che erano profumieri e commercianti di spezie e che avevano sfregato sulle proprie mani, orecchie e tempie una miscela speciale di erbe aromatiche, tra le quali il chiodo di garofano e il rosmarino. Ne derivò una formula chiamata, appunto, Olio dei ladruncoli ed elaborata sulla base di ricerche condotte sui metodi dell’erboristeria del XV secolo.

A partire dal XVI sec. i chiodi di garofano iniziarono ad essere importati direttamente dagli europei grazie ai portoghesi di ritorno da Timor Est e dagli olandesi, che ne scoprirono un’ottima fonte nell’isola di Zanzibar e alle Maldive. Come già per la cannella essi divennero i principali importatori della spezia, tra le più amate e tra le più care. Gli olandesi e i belgi ne ricavarono successivamente l’olio essenziale che divenne un componente molto amato dalla cosmesi, che nei due paesi fiorì grazie anche al suo prezioso contributo.

Questa spezia, dal profumo e dall’aroma così singolare, divenne sicuramente uno dei prodotti più ricercati e cari del tempo. I medici consigliavano di metterla in infusione nel latte perché avrebbe mirabilmente aumentato le forze di Venere. I chiodi erano considerati infatti alla stregua di potenti afrodisiaci, tanto che il loro uso veniva proibito ai religiosi appartenenti ai vari ordini monastici.
I trattati medici dell’Ottocento continuarono a ritenere i chiodi di garofano validi a curare l’impotenza e ottimo rimedio anestetico da introdurre all’interno di un dente dolorante o sopra una ferita indolenzita.
Dalla droga si estrae infatti un olio essenziale considerato uno dei rimedi migliori contro stanchezza e depressione: è un ottimo tonico e un corroborante, da utilizzare in periodi di stress che danno stanchezza e spossatezza. In aromaterapia il tè di chiodi di garofano é consigliato nell’ultimo mese di gravidanza per rinforzare la muscolature dell’utero. Si ritiene inoltre che il profumo del chiodo di garofano riscaldi l’anima e allontani la malinconia, risvegli le passioni e faccia tornare la voglia di vivere; a tale scopo si può impiegare per la preparazione di un bagno caldo o per la doccia, come rivitalizzante.
Riguardo alle proprieta’ terapeutiche, l’essenza d’olio che si ottiene dai chiodi di garofano viene usato molto in odontoiatria, per le sue proprieta’ anestetiche e antisettiche: e’ utile per calmare il mal di denti, per disinfettare il cavo orale e profumare l’alito (a tale scopo si consiglia 1 goccia di olio di chiodi di garofano ed 1 di salvia su un batuffolo di cotone da applicare sulla parte dolente). Ottimo antivirale ed antibatterico è consigliato contro cistiti, faringiti, tonsilliti, coliti batteriche enterocoliti virali e spasmodiche (a questo proposito si può utilizzare durante i viaggi esotici poiché blocca gli effetti intestinali tipici). E’ anche un ottimo stimolante di calore, eccellente quindi per le persone che hanno cattiva circolazione periferica.

Arancia decorata con chiodi di garofano
Tra gli altri usi ricordiamo che una ciotolina di chiodi di garofano, mescolati a lavanda, artemisia e cannella, posta dentro la credenza dove teniamo pasta, pane, farina, terrà lontane le tarme ed eviterà che i vasi di vetro, i contenitori di plastica o le borse termiche, che per un po’ di tempo non vengono utilizzati, prendano un cattivo odore. In alternativa alla ciotolina i chiodi di garofano possono essere piantati sulla superficie di una mela, di un arancia o di un limone, e poi riposti nell’armadio o nella credenza.
Ma la vera sorpresa è data dal loro potere antiossidante (ORAC) tra i piu’ elevati in assoluto, con un indice di valore pari a 314446, circa 80 volte piu’ potente di una mela, che già di per sè è considerata un ottimo antiossidante. La conferma viene fornita da alcuni ricercatori spagnoli della Miguel Hernández University (UMH) di Elche che hanno indicato i chiodi di garofano come la più potente spezia antiossidante, in virtù del fatto che contengono elevati livelli di composti fenolici, in particolare eugenolo.

Juana Fernández-López, una degli autori dello studio pubblicato sulla rivista “Flavour and Fragrance Journal”, ha affermato che: “Tra le 5 differenti capacità antiossidanti che abbiamo testato, i chiodi di garofano hanno dimostrato di possedere la più alta capacità nel ridurre la perossidazione dei lipidi e di essere il miglior agente riducente del Ferro. I risultati della ricerca suggeriscono come l’uso di tali spezie tipiche della dieta Mediterranea, o dei loro estratti, possa essere una nuova via percorribile dall’industria alimentare, nella misura in cui non siano alterate le proprietà organolettiche dei cibi prodotti. Queste sostanze mostrano una forte capacità antiossidante, e possono dare forti benefici sulla salute.”

Il team di ricerca si è soffermato anche sugli effetti antiossidanti degli oli essenziali di altre spezie, come origano (Origanum vulgare), timo (Thymus vulgaris), rosmarino (Rosmarinus officinalis) e salvia (Salvia officinalis), con l’obbiettivo di favorire l’aggiunta di tali spezie nei prodotti alimentari, in particolare nella carne, come antiossidanti naturali, al posto di quelli sintetici.

“L’ossidazione dei lipidi è una delle principali ragioni per cui i cibi deteriorano”, continua Fernández-López, “e causa una significativa riduzione del loro valore nutrizionale, oltre alla perdita del sapore originario”. Queste alterazioni conducono ad una riduzione della durata della vita dei prodotti alimentari finiti: per evitare tale deteriorazione, l’industria alimentare impiega antiossidanti sintetici nel processo produttivo. Ovviamente, poichè questi sono composti chimici sintetici, vi sono molti interrogativi riguardo alla loro potenziale tossicità e a possibili effetti collaterali.

Lo studio condotto dai ricercatori spagnoli potrebbe essere molto importante ad esempio nell’applicazione di sostanze antiossidanti in alimentazione o nella conservazione dei prodotti industriali, per i quali oggi si usano solo sostanze sintetiche: l’alternativa dei chiodi di garofano, oltre ad essere naturale ed economica, risulterebbe così soprattutto utile e preservare la salute dei consumatori finali. (Fonte: http://www.eurekalert.org)

Il massiccio impiego alimentare dei chiodi di garofano andrebbe collocato a partire dal XVIII sec. e in cucina essi occupano tuttora un posto di primissimo piano, specie negli arrosti classici, ma accompagnano anche marinate di selvaggina, brodi (in particolare di pollo o gallina) e talvolta formaggi stagionati; si sposano bene anche con alcune verdure dolci, come cipolle, cipolline e carote.
Sono utilizzati nei dolci e nella frutta cotta, per aromatizzare il famoso vin brulè, ma anche nelle preparazioni a base di carne a lunga cottura (stracotti, salmì, stufati) e nelle conserve; rappresentano inoltre uno degli ingredienti del curry e del “garam masala” (una mistura di spezie tipica della cucina indiana e pakistana).
Tra i piatti più noti ricordiamo alcuni dolci di frutta, soprattutto di mele, pandolci e panpepati, biscotti, creme e farciture, liquori e vini aromatici.
Sono usati per aromatizzare il tè, alcuni infusi e nelle tisane, vengono utilizzati anche per preparare bevande corroboranti e scaldanti da bere nei periodi invernali.

Mustazzoli (o Mostaccioli), dolci tipici della cucina pugliese.

Non possiamo concludere questa nostra ampia carrellata sulle proprietà e le virtù dei chiodi di garofano senza aver prima fatto cenno almeno ad una delle tante ricette tipiche salentine in cui la spezia viene utilizzata, quella dei Mustaccioli (altrimenti noti come Scaiozzi).

Ingredienti:
1 kg di farina, 1 kg di mandorle, 800 gr di zucchero, 2 chiodi di garofano, un pizzico di cannella, 100 gr di olio extravergine di oliva, la scorza grattugiata di un limone, la scorza grattugiata di una mandarino, 5 uova, 6 cucchiai di cacao, 2 bustine di lievito, latte, 100 gr di ammoniaca, rhum.

Preparazione:
Si macinino i chiodi di garofano e si tengano da parte. Si tostino le mandorle in forno e si tengano da parte. Si faccia scaldare l’olio in una casseruola con le scorze grattugiate degli agrumi. Si setacci la farina a fontana sulla spianatoia, si mettano al centro il succo degli agrumi e le rispettive scorze grattugiate, i chiodi di garofano macinati, un pizzico di cannella ed il cacao. Si faccia un primo impasto quindi si rifaccia una fontana e si metta al centro l’ammoniaca sciolta con un po’ di latte caldo, l’olio che è servito per scaldare le scorze di agrumi con tutti i residui degli stessi, le mandorle tostate e rese in granella con un frullatore, le due bustine di lievito ed un bicchierino di rhum. Si impasti bene il tutto e quando gli ingredienti siano ben amalgamati tra loro, con un impasto che non risulti tanto duro (nel qual caso unire un po’ di latte), si facciano i mustazzoli, di forma rotonda o allungata; si poggino sulla placca del forno leggermente unta di olio e spolverata di farina e si metta in forno gia caldo a 170° per 25 minuti.

Una volta cotti rivestirli col fondente al cioccolato…e buon appettito a tutti!

Testo di: Francesco Lacarbonara

Articolo già pubblicato dall’autore sul sito della Fondazione Terra d’Otranto al quale si rimanda per i crediti e le referenze fotografiche.

Comunicato Stampa

Presidio del WWF Martina Franca alle uova di tartaruga marina Caretta Caretta
presso Campomarino
Areale Caretta caretta

Areale Caretta caretta

Come noto a Campomarino (Maruggio – TA) la mareggiata ha fatto affiorare un nido di tartarughe caretta caretta: purtroppo su una settantina di uova, i biologi marini volontari del WWF, scortati dalla Guardia Costiera, ne hanno salvate 20 trasferendole da un sito molto praticato dai bagnanti a uno più idoneo. Attualmente il sito è presidiato h24 dai volontari WWF, insieme alla gente del posto che con generosità sacrifica il proprio tempo libero, poiché esiste il rischio che le uova vengano mangiate dai cani o dalle volpi o comunque manomesse.

Il WWF Martina dal 1 agosto sta collaborando con il WWF Taranto al presidio che è organizzato in tre turni 8-14, 14-20,20-8. Per il WWF Martina Franca sta coordinando le attività la ricercatrice biologa Candida Fasano. Chi fosse interessato a partecipare o per maggiori informazioni si può scrivere una mail all’indirizzo martinafranca@wwf.it

Con ogni probabilità si tratta della medesima tartaruga che depose le uova praticamente nello stesso sito tre anni fa. Alla fine del periodo di cova le uova si schiuderanno di notte e le tartarughine conquisteranno il mare attratte dalla luce della luna o delle torce dei volontari. A breve sono attesi i risultati dello studio sui resti delle uova rotte ritrovate insieme a quelle recuperate. Lo studio dovrebbe dire a che stadio di accrescimento sono gli embrioni e quindi si potrebbe ottenere una stima più precisa sulla data di schiusa. Normalmente la covata dura dai 40 ai 70 giorni a seconda della temperatura della sabbia. In genere la schiusa avviene la prima notte di luna piena dopo il quarantesimo giorno di covata.

La tartaruga ha confermato la scelta di uno dei mari più puliti della Puglia per la nidificazione, scelta che rischia di essere vanificata insieme al duro lavoro dei volontari del WWF a causa delle scelte scellerate dell’Amministrazione regionale che persegue, sorda agli appelli delle popolazioni locali e contro la volontà degli stessi abitanti, nel progetto del depuratore di “Specchiarica” con scarico a mare di cui sono già stati appaltati i lavori che insisterebbe proprio nelle zone limitrofe al luogo in cui le tartarughe Caretta Caretta hanno deposto le uova.

Numerosi i curiosi e gli appassionati che chiedono informazioni sull’avvenimento replicatosi praticamente nello stesso luogo a distanza di tre anni e sulla vita delle tartarughe. La popolazione si è dimostrata matura. La politica ancora NO.

 

I edizione del premio internazionale di cucin poesia “Cucin’Arti in Versi”

cucinartiversi

REGOLAMENTO  

[Scarica il pdf del Bando di cucinpoesia CucinartInVersi2014]

Il Premio internazionale di cucin poesia “Cucin’Arti in Versi” nasce dalla sinergia di tre realtà culturali italiane: l’associazione LA SCATOLA DI LATTA, il LABORATORIO ECOMUSEALE (LEB) di Botrugno (LE) e il blog artistico culturale IN PAROLE SEMPLICI.

Il premio si articola in un’unica sezione:

Poesia: (massimo 50 versi) componimento liberamente ispirato alle frasi del libro “Il pane di ieri” di Enzo Bianchi (Einaudi, 2009).

Tra cibo e parola esiste una stretta relazione:

– cibo come prodotto della terra, come prodotto della trasformazione, come elaborazione della materia;
– cibo come elaborazione gastronomica, creazione fantasiosa di pietanze;
– cibo come occasione di socializzazione, di convivio, di scambio culturale;
– cibo come conoscenza delle tradizioni alimentari in quanto elementi culturali ed etnici.

L’elaborato potrà essere composto in lingua italiana, lingua straniera o in dialetto (vernacolo) purché accompagnato da una traduzione italiana.

La partecipazione al concorso è gratuita e senza limiti di età. Gli elaborati dovranno pervenire entro il 20 luglio 2014 al seguente indirizzo di posta elettronica premiocucinarti@gmail.com con indicato nell’oggetto della mail “Premio Cucinarti”.

La premiazione si svolgerà il 30 agosto 2014 presso la chiesetta di Santo Solomo a Botrugno (LE).

Tutti i poeti partecipanti sono invitati a prender parte alla seconda edizione di “CUCIN‘ARTI’ il laboratorio a km 0 sulla tradizione culinaria salentina che si svolgerà durante la giornata di premiazione.

Il laboratorio a km 0, si inserisce all’interno di un ottica più ampia di cooperazione nella valorizzazione e nella promozione del territorio e delle sue tradizioni popolari, i poeti saranno guidati alla preparazione guidata di piatti tipici locali, con lo scopo di far conoscere le metodologie e i processi di preparazione e conservazione di cibi tradizionali popolari come fichi secchi, conserve della nonna, pasta “fatta in casa”, ecc.

Per informazioni sul bando del concorso:

http://parolesemplici.wordpress.com/2014/06/15/premio-internazionale-di-cucin-poesia-cucinarti-in-versi/

https://www.facebook.com/events/1430955573845218/

inparolesemplici@gmail.com

+39 3395920051 (dalle ore 15 alle ore 21)

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La più importante manifestazione B2B a livello mondiale dedicata agli operatori del turismo si è conclusa nei giorni scorsi a Berlino. L’appuntamento, terminato con la partecipazione di migliaia di aziende provenienti da 187 Paesi ed oltre 170.000 visitatori, rappresenta una tappa fondamentale e irrinunciabile nel quadro delle attività di promozione fieristica svolte dal GAL Valle d’Itria. Lo confermano i dati dell’Osservatorio mondiale del turismo UNWTO secondo cui i tedeschi sono i viaggiatori che spendono di più per il turismo all’estero, con una forte propensione per l’Italia e per la Puglia in particolare.

“Patrimonio artistico, paesaggistico, naturalistico e, non ultimo enogastronomico, sono, inutile ribadirlo, le punte di diamante di una offerta turistica che sta crescendo consapevole di quanto ancora c’è da fare. Per questo è stato importante per gli operatori del territorio esserci e confrontarsi face to face con tour operator e buyers mondiali” ha dichiarato Antonio Cardone, direttore del GAL. Difatti più che positiva si è dimostrata, ancora una volta, la scelta di riservare nello stand degli spazi ai co-espositori per lo svolgimento degli incontri con i buyers.

“La ITB è una vetrina di rilievo per un territorio come il nostro che si sta guadagnando un posto strategico nello scacchiere dei flussi turistici internazionali in arrivo verso la Puglia. Per questo la fiera ha rappresentato un utile momento di confronto oltre che una occasione di crescita per i nostri operatori” sostiene il Presidente del GAL Valle d’Itria, Franco Ancona “Certamente l’autenticità e la genuinità dello stile di vita, unitamente alla buona enogastronomia, della Valle d’Itria contribuiscono a far innamorare i turisti ed a trasformare gli stessi, in veicoli di promozione del territorio”.

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cooperazione@galvalleditria.it

www.galvalleditria.it

Arti & Mestieri Expo
Roma12 / 15 dicembre 2013
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La fiera di Roma si anima con i suoni, i colori e i talenti della Puglia. In migliaia hanno ammirato la maestria degli artigiani del legno, del ferro, della cartapesta, della ceramica, al lavoro con i loro attrezzi in veri e propri mini laboratori, con l’originalissimo sottofondo musicale della pizzica e della tammurriata, rigorosamente dal vivo.

Tutto questo è stato reso possibile grazie a Lapis, il progetto di cooperazione interterritoriale (Misura 421 del PSR Puglia- Veneto 2007/2013) tra i Gal (Gruppi di Azione Locale) del Delta del Po, della Valle d’Itria, Dei Trulli e Barsento, delle terre di Murgia e del Sud Est Barese. Protagonisti nel padiglione n.8 della rassegna capitolina Arti e Mestieri Expo 2013.

“Il nostro obiettivo è fare rete, tra territori geograficamente distanti, eppure così affini – ha spiegato Stefano Fracasso, direttore del Gal Delta del Po, capofila del progetto – e intendiamo raggiungere questo obiettivo non solo nell’ambito delle attività imprenditoriali artigianali ed enogastronomiche, ma anche coinvolgendo le scuole del Polesine e della Puglia centrale. Lapis è un seme che abbiamo piantato e di cui vedremo i frutti fra qualche anno”.

Un presepe di pane di Altamura; un trullo in miniatura realizzato con i frammenti di pietra di Martina Franca; radici di ulivi secolari trasformati in sculture; l’intreccio dei rami secchi di pruno e albicocco che diventano cesti; l’argilla plasmata e colorata dalla fantasia di giovani artisti: sotto il segno di Lapis, nei tre giorni di esposizione a Roma, il racconto di una Puglia che riscopre le sue tradizioni e le valorizza come opportunità di sviluppo culturale e imprenditoriale.

Il gemellaggio tra le terre dell’acqua, il Delta del Po e il Polesine, e le terre della pietra, la Puglia centrale, proseguirà: dopo Roma, è prevista la partecipazione a altre manifestazioni nazionali e internazionali, a partire dalla Fiera di Monaco nei primi mesi del 2014.

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REGOLAMENTO
Il premio si articola in un’unica sezione:

Poesia: (massimo 50 versi) componimento ispirato al detto salentino: E picca pane e picca patarnosci (trad. it. Poco Pane e Pochi Padre Nostri)”.

Le opere dovranno liberamente interpretare il mondo rurale, dando particolare enfasi alle attività che l’uomo svolge per la produzione del cibo, per la tutela degli animali, il rispetto della natura e delle sue stagioni, le tradizioni popolari, il lavoro artigiano e per tramandare il suo bagaglio di valori e
conoscenze alle nuove generazioni.
L’elaborato potrà essere composto in lingua italiana, lingua straniera o in dialetto (vernacolo) purché accompagnato da una traduzione italiana. I componimenti dovranno essere redatti in formato WORD o OPEN OFFICE, carattere Times New Roman – dimensione 12.
La partecipazione al concorso è gratuita e senza limiti di età. Gli elaborati dovranno pervenire entro il 15 dicembre 2013 al seguente indirizzo di posta elettronica premiopiccapane@gmail.comcon indicato nell’oggetto della mail “Premio Piccapane”.

All’interno della mail dovranno essere specificati i seguenti dati:Nome Cognome; Indirizzo; Città; Provincia; C.A.P; Telefono; E-Mail. e dovrà essere riportata la seguente dichiarazione: Dichiaro che il componimento (titolo) è mia opera originale inedita e mai premiata. Acconsento alla sua eventuale pubblicazione o presentazione in pubblico e alla utilizzazione dei miei dati personali a norma di legge.

Una giuria di esperti valuterà i componimenti assegnando ai primi tre classificati prodotti enogastronomici biologici dell’Azienda agricola biologica Piccapane. Inoltre ai tre premiati e agli accompagnatori (uno per ogni premiato) verrà offerta ospitalità per un weekend presso l’Azienda agricola biologica Piccapane sita a Cutrofiano (LE). I premi verranno consegnati soltanto a chi presenzierà all’evento.

Tutte le opere candidate al concorso verranno pubblicate sul blog artistico-culturale IN PAROLE SEMPLICI. Scatola di latta virtuaculturale La premiazione si svolgerà il 28 dicembre 2013 presso l’Azienda agricola biologica Piccapane a Cutrofiano (Le).

Per info: www.parolesemplici.wordpress.com o scrivere all’indirizzo mail: inparolesemplici@gmail.com o contattare telefonicamente lo 3395920051 (dalle ore 18 alle ore 21).

    

POESIA – Storia di una tarantata

Pubblicato: 17 ottobre 2013 da Redazione pse in Miscellanea
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STORIA DI UNA TARANTATA

Quand’era bimba la mia cara nonna

vide per strada una giovane donna

che dimenava impaziente i suoi arti

ed impressionava parenti e passanti.

Dissero gli anziani alla bimba stupita:

“Fai attenzione quella donna è impazzita,

una taranta l’ha pizzicata

mentre coglieva una pianta spinata!”

Saltando ed urlando le faceva paura,

persona normale era di natura,

ma ora danzava fino a svenire

ai tamburelli non sapeva disobbedire.

Nell’umile stanza della sua dimora,

la folla paesana curiosava ogni ora,

ma un Padre Nostro ed un’Ave Maria,

non si negavano alla sventurata Lia.

Sfilavan le lune e morivano i soli

scalpitava la donna e impazzivan i dottori,

il suo corpo posseduto non provava fatiche

strisciava tra le sedie fra le bocche sbalordite.

A fine giugno capolinea lei fece

nella chiesa dei Santi di un salentino paese,

San Pietro e Paolo ne eran Protettori,

e graziavan da sempre gli sventurati danzatori.

Questa è la storia di Lia la bella

che fu pizzicata dalla tarantella,

persona normale era di natura,

ma ora vive reclusa fra quattro mura.

(di Josè Pascal)

"Esorcismo" di una tarantata

“Esorcismo” di una tarantata

Preceduta da una sigla e da una breve chiacchierata con l’attore Lino Capolicchio, Mia Martini (Bagnara Calabra, 20 settembre 1947 – Cardano al Campo, 12 maggio 1995) esegue uno strepitoso medley dal vivo di tre classici della musica internazionale.

Il video è tratto dallo special tv “Mia” del febbraio 1974.

Mia Martini – Wikipedia

Mia Martini Official Page | chez-mimi.it

Mia Martini – Storia di una voce

Progetto culturale: “Le tesi del Salento”

Pubblicato: 8 aprile 2013 da Redazione pse in Miscellanea
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Ha preso il via il progetto culturale de “Le tesi del Salento” che permette di pubblicare gratuitamente i lavori di tesi dei laureati Salentini e offre loro opportunità professionali e di crescita personale.

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Le Tesi delSalento” è un progetto di valorizzazione e promozione dei lavori di tesi di autori nati e/o residenti nel Salento ovvero nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto. Spesso questi lavori, e prima di tutto questi talenti, non vengono valorizzati adeguatamente o non trovano un luogo né virtuale né “territoriale” che dia spazio alle proprie idee.

Custodire in un blog le tesi dei “cervelli salentini” sparsi in tutto il mondo è un modo per conoscere studi e ricerche di particolare rilievo e creare una comunità professionale mettendo in rete la realtà socio-economica con i laureati di ieri, oggi e domani.

Le “Tesi del Salento” è un archivio nel quale aziende profit e no profit, agenzie per la ricerca di personale qualificato, giornalisti, case editrici, studi di consulenza, liberi professionisti e lettori interessati potranno leggere i lavori di tesi e i relativi curricula e contattare gli stessi autori per proporre loro opportunità di lavoro, consulenze, collaborazioni e progetti.

 Per entrare a far parte di questo progetto occorre:

1) essere nati e/o residenti nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto;

2) essere l’autore di una tesi di laurea (di qualsiasi facoltà e anno di discussione) triennale, specialistica, magistrale, dottorato e Master.

La pubblicazione su le Tesi del Salento è completamente gratuita.

 

Cogliamo l’occasione per annunciare il lancio del “Premio di laurea Pascar” promosso dall’Azienda Pascar di Taranto che offrirà uno o più colloqui di lavoro ai laureati tarantini che hanno discusso la propria tesi sul tema della GDO e cash & carry.

Tutte le info su: http://wp.me/p1ab1O-49

     

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato stampa a firma congiunta di Italia Nostra, Legambiente Puglia, Touring Club Italiano, WWF Puglia.

Italia Nostra, Legambiente Puglia, Touring Club Italiano, WWF Puglia dicono NO alla proposta di modifica alla legge regionale di tutela degli ulivi monumentali, in discussione martedì 5 marzo in Consiglio Regionale.

Le maggiori associazioni ambientaliste pugliesi esprimono grave preoccupazione per il tentativo, quasi riuscito, di modificare la legge regionale di “Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali”.
La proposta di modifica della legge regionale n. 14/2007 consentirebbe la deroga ai divieti di danneggiamento, abbattimento, espianto e commercio degli ulivi monumentali e la non applicazione delle prescrizioni previste dalle norme tecniche di attuazione (NTA) del Piano urbanistico territoriale tematico per il paesaggio (PUTT/P) nei casi di piani attuativi di strumenti urbanistici generali approvati prima del 4 giugno 2007, giorno di emanazione della vigente legge di tutela degli ulivi monumentali.

In sostanza la proposta tenderebbe a snaturare i principi fondanti della stessa legge regionale che nel 2007, è bene ricordare, fu approvata all’unanimità proprio con lo scopo di tutelare gli oltre cinque milioni di ulivi secolari monumentali pugliesi, ancora oggi oggetto di espianto e commercio illegale.

Cosa più grave, questa modifica ridurrebbe il paesaggio olivetato pugliese alla stregua dei territori costruiti, permettendo così la realizzazione di intere lottizzazioni in zone agricole, senza la necessità dell’ottenimento di alcun parere paesaggistico.

Le associazioni ambientaliste hanno già espresso la propria piena contrarietà durante le audizioni della quinta Commisione consiliare, compentente in materia di ambiente assetto e utilizzazione del territorio, sostenendo le motivate opposizioni avanzate in quella sede anche dall’ARPA Puglia.

Orecchie tappate sia a destra che a sinistra dato che la proposta di modifica è stata comunque approvata in commissione con voti bipartisan: favorevoli i consiglieri Pentassuglia, Zullo, Camporeale, Iurlaro, Congedo, Longo, Mazza, Pastore e Palese; contrari solo Cervellera, Epifani, Laddomada, Ventricelli.

In un assordante silenzio generale, tra pochi giorni – esattamente il 05 marzo prossimo – la proposta di modifica arriva in Consiglio regionale e potrebbe diventare legge!

Per Italia Nostra, Legambiente Puglia, Touring Club Italiano e WWF Puglia si tratta di un gravissimo e ingiustificabile colpo basso della politica, inquadrata in entrambi gli schieramenti, a danno della tutela del più importante patrimonio di natura e paesaggio della Puglia.

Non si comprendono le reali motivazioni che giustificano la modifica della legge regionale 14/2007.

Esistono già soluzioni alternative che permettono di realizzare i piani attuativi di strumenti urbanistici antecedenti alla legge del 2007: ove strettamente necessario, per le aree di espansione urbana, basterebbe modificarli e renderli coerenti e integrati alle peculiarità paesaggistiche del territorio pugliese. Inoltre, anche lo strumento della variante ai piani e progetti già esiste, è legittimo e consentirebbe di contemperare la tutela e valorizzazione degli ulivi monumentali con l’edilizia di qualità.

Prima che sia troppo tardi, le maggiori associazioni ambientaliste di Puglia auspicano un cambio di rotta in Consiglio regionale con l’abbandono di questa scellerata proposta, nel rispetto dei pugliesi, del mondo agricolo, degli operatori turistici, delle generazioni future come di quelle passate che hanno consegnato a tutti un paesaggio unico e irripetibile, finora rimasto intatto nei millenni.

Italia Nostra, Legambiente Puglia, Touring Club Italiano e WWF Puglia chiedono alla Giunta e al Consiglio regionale di affrontare con maggiore coerenza e lungimiranza gli interessi che gravitano tra tutela e sviluppo economico, avendo a cuore anzitutto di preservare i principi della legge regionale n. 14/2007 e accogliendo compitamente le disposizioni contenute nella recente Legge del 14 gennaio 2013, n. 10, proprio in materia di tutela e salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale.